Mar 10, 2017
Le rapine in casa purtroppo non cessano di aumentare, il trend è in continua crescita e sono sempre più frequenti, soprattutto al nord Italia.
Chi non vorrebbero difendersi? In queste circostanze la paura è tanta ma ciò non può giustificare agli occhi di un giudice, una reazione armata e quindi un “eccesso di legittima difesa“.
Nel nostro paese chi reagisce ad un furto o rapina in casa utilizzando una pistola legittimamente detenuta, inevitabilmente finisce indagato, condannato e nell’80% dei casi, inarcerato.
Recentemente ho avuto modo di guardare una trasmissione televisiva su La7, dove l’avvocato Giulia Buongiorno ha chiarito come e in quali occasione un cittadino può sparare ad un ladro o rapinatore che si sia introdotto furtivamente in casa e che minacciosamente abbia raggiunto la camera da letto.
Quello che emerge è una situazione inverosimile; la Buongiorno asserisce che “Se siete in casa e state dormendo e nel cuore della notte entra uno sconosciuto, potete sparare solo ed esclusivamente se l’avventore non solo è armato, ma se in quel momento sta per spararvi. La legge dice che ci vuole un pericolo imminente“.
Un quadro della situazione davvero assurdo perché di notte, assonnati ed impauriti da un evento comunque violento, sarà davvero difficile valutare lucidamente e al buio, quali siano le intenzioni dello sconosciuto che si è introdotto in casa nostra. E’ inutile girarci attorno, la paura pervade i nostri pensieri ed il terrore prende possesso del nostro corpo per la comprensibile paura che sia di subire del male.
In base a quanto raccontato dall’avvocato Buongiorno “servirebbe una vera e propria indagine notturna per comprendere se chi ci sta aggredendo stia mettendo in pericolo la nostra vita. In questo caso potremo far fuoco; ma ad una condizione: che non ci siano altre alternative. Se abbiamo in casa una alternativa che ci consente di difenderci senza ferirlo o ucciderlo, dovremo prima pensare a questa”, ad esempio colpendolo con una sedia, un bastone “Se l’aggressore, mentre noi dormiamo, avanza disarmato, anche se siamo armati, non possiamo usare la pistola. Se spariamo, diventa una colpa, un omicidio colposo o lesioni colpose“.
Reati per cui è prevista la detenzione da 4 a 6 anni, escluse le aggravanti. Siamo spacciati se durante l’aggressione, terrorizati dalgi eventi, “spariamo alle spalle dello sconosciuto” a quel punto il reato che si configura è quello di omicidio volontario dove è prevista una pena detentiva di circa 21 anni”.
Credo che l’avvocato Giulia Buongiorno abbia centrato il nocciolo della questione, ovvero che la legge e la giustizia non vanno verso la stessa direzione, non esiste il buon senso e in realtà, se analizziamo come è interpretata la legge della legittima difesa, in Italia nessuno ha il diritto concreto di potersi difendere.
Ricapitolando, secondo i giuristi, il mal capitato che stava dormendo e che si è svegliato perché allertato dai rumori, dovrebbe valutare in piena serenità altre alternative per evitare di non finire in galere, fino a quella più assurda di accettare ad esempio una eventuale colluttazione con uno o più individui di cui non conoscono le intenzioni.
Questa legge è mal fatta, poco chiara e ai me, troppo spesso soggetta ad interpretazioni; c’è chi dice che se spari in casa anche al buio, contro un soggetto disarmato che avanza, sia legittima difesa, chi asserisce che sparare ad un soggetto che sta aggredendo il proprio caro, sia legittima difesa, chi invece conferma il contrario.
Dalla mia esperienza ventennale di investigatore privato, in qualità di consulente tecnico della difesa, posso sicuramente confermare che se sparate alle spalle del furfante o lo centrate fuori dalla vostra abitazione (vedi il caso dell’imprenditore Antonio Monella e quello del Sig. Ermes Mattielli, quest’ultimo condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione e al risarcimento di 135.000,00 euro) verrete sicuramente condannati!
Quante volte abbiamo sentito dire il famoso …”sempre meglio un brutto processo che un bel funerale”?
Nella mia vita professionale ho avuto modo di lavorare per la difesa penale di un uomo che si trovò nelle stesse circostanze sopra descritte, …lui sparò!
Questa persona dovette sborsare circa 60.000,00 euro per assicurarsi una buona difesa, poi fu comunque condannato a 6 anni di carcere e al risarcimento di circa 180.000,00 euro, ai familiari del ladro che ferì mortalmente. Posso ricordare ancora le sue parole ed in sintesi mi ripeteva spesso che se quella sera avrebbe avuto l’opportunità di decidere del proprio destino, avrebbe scelto la morte piuttosto che vedersi depredato dei propri beni, costretto all’indebitamento con le banche e a scontare una condanna ingiusta, mi ripeteva spesso “vede Tiralongo, io ero una persona onesta” come a voler prendere distanza da quanto accaduto.
Il vero dramma sta nella lentezza della macchina giudiziaria, nel costo che può avere una buona difesa, chi affiderebbe la propria libertà all’avvocato d’ufficio scelto in fretta e furia?…Su certi argomenti, oggi troppo controversi, toccherà ai posteri pronunciarsi, con leggi efficaci a prova di uomo e non di robot…
Gen 25, 2017
Scrivo questo articolo al fine di chiarire eventuali dubbi circa il lecito impiego dell’investigatore privato e definire i limiti del suo operato. Essendo nel settore da più di vent’anni, posso affermare con franchezza che circa il 70%,delle richieste che mi sono state rivolte durante la mia carriera professionale rappresentavano a tutti gli effetti di legge illeciti perseguibili penalmente. Se vuoi ricevere un preventivo, avere informazioni circa la mia attività di investigatore privao chiamami senza impegno ai numeri riportati nella pagina.
Buona lettura.
Cosa è necessario fare per svolgere la professione di investigatore privato?
Non è un lavoro per tutti! Essendo io, un investigatore privato, so per certo che la mia professione è una attività che richiede molte rinunce e sacrifici, capacità, competenza e dedizione al proprio lavoro. Una professione che non si impara in nessuna università, o ce l’hai o non ce l’hai. Per intraprendere la professione di investigatore privato a Roma e nel resto d’Italia è necessario richiedere le relative autorizzazioni al Prefetto di competenza il quale terminata un istruttoria di circa 160 giorni, concede una licenza ex art. 134 T.U.L.P.S. e 222 D. Leg.vo 271/89 per la difesa penale
Le autorizzazioni per svolgere l’attività di investigatore privato vengono concesse in seguito alla valutazione dei requisiti previsti dal D.M. 269/2010, in sintesi:
- Laurea in giurisprudenza, sociologia, criminologia, scienze delle investigazioni;
- Aver collaborato presso una agenzia investigativa per almeno 5 anni inquadrato con il contratto collettivo nazionale (lavoratore dipendente subordinato);
- Possedere un curriculum vitae che dimostri le competenze tecniche;
- Essere in possesso dei requisiti economico/finanziari previsti dal DM 269/2010;
- Essere incensurato, cittadino Italiano o comunitario.
Per svolgere la professione di collaboratore, cosa devo fare?
Il DM 269/2010 descrive la figura del collaboratore, denominandolo “operatore investigativo”, il quale viene a sua volta distinto in collaboratore elementare e in collaboratore in possesso della così detta “mini licenza”, ovvero autorizzato da una specifica licenza rilasciata dalla Prefettura.
In entrambi i casi, le due tipologie professionali devono essere regolarizzate all’interno dell’organico lavorativo dell’agenzia investigativa, attraverso il contratto di lavoro nazionale.
Chi esercita abusivamente l’attività di investigatore privato, infrange la legge e può essere perseguito dalla giustizia per esercizio abusivo della professione, violazione della privacy, stalking e un altra decina di reati che non sto qui ad elencare.
Per essere un buon investigatore privato è necessario essere appartenuto alle forze di Pubblica Sicurezza?
Niente affatto, le investigazioni private in Italia non hanno nulla a che vedere con quelle normalmente svolte dalla P.S., Contrariamente a quanto si pensa, il modus operandi di condurre un indagine privata è totalmente differente da quella condotta dalle forze dell’ordine. Le investigazioni private sono molto più complesse da eseguire e prive di ogni aiuto e supporto da parte dello stato e delle sue banche dati; l’investigatore privato è di fatti un comune cittadino autorizzato dalla Prefettura a svolgere indagini per conto di privati e aziende senza pero alcun potere speciale.
Di cosa si occupa un investigatore privato?
Prima di tutto è doveroso rimarcare come gli investigatori privati, in Italia, non appartengano ad alcun Albo professionale e quindi non esistendo un ente in grado di controllare e garantire la qualità e la correttezza delle loro attività, esistono moltissimi abusivi, truffatori ed incapaci che infangano le fatiche e le capacità di tanti professionisti onesti. Ogni investigatore privato è soggetto a rispettare norme molto ferree in particolare quelle previste dal T.U.L.P.S. (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) e dal GDPR UE. La Polizia Amministrativa e la Guardia di Finanza (per conto del Garante della Privacy) hanno il compito di vigilare su di essi al fine di verificare che tutte le norme di legge siano rigorosamente rispettate. Quindi, l’investigatore privato si occupa di tutelare gli interessi privati, patrimoniali e professionali del proprio cliente, attraverso attività investigative atipiche o tipiche con il quale è in grado di accertare, documentare e quindi comprovare un torto subito, un diritto violato, un interesse legittimo.
Posso far seguire una persona con cui non ho un legame giuridico?
Dipende. L’investigatore privato può essere incaricato a svolgere investigazioni sul conto di soggetti privati e non in base ad alcuni criteri che sono previsti dalla legge. Può incaricare un investigatore privato esclusivamente un soggetto che vuole difendere o far valere un proprio diritto in sede giudiziale o comunque tutelare un legittimo interesse. Durante il colloquio preliminare, il cliente, deve sostanzialmente specificare all’investigatore privato i principali elementi di fatto che giustificano le investigazioni richieste, non ché, quale specifico diritto si intende esercitare o far valere in sede giudiziale.
L’investigatore privato è in possesso di porto d’armi?
Chi svolge la professione di investigatore privato sa benissimo di intraprendere un lavoro molto delicato che prevede dei rischi elevati legati a possibili ritorsioni, vendette, o a eventi imprevedibili, legati alla natura stessa dell’attività investgativa. Sembra assurdo ma il DM 269/2010 non prevede il porto d’armi per l’investigatore privato che, comunque, ha il diritto di farne esplicita richiesta alla Questura di competenza. Il più delle volte gli viene negato.
Vorrei avere un rapporto dettagliato circa gli spostamenti di una persona
Nello svolgere investigazioni private, l’investigatore privato è tenuto a rispettare la legge e a condurre le proprie attività senza creare molestia, attenendosi rigorosamente a quanto emanato dal Garante delle Privacy. A tal fine l’investigatore privato può documentare attraverso foto e video, fatti e circostanze che avvengono esclusivamente in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Non può accedere in aree private ne violare il domicilio di altre persone.
In oltre l’investigatore privato e tenuto a condurre le proprie investigazioni perseguendo esclusivamente lo scopo dell’incarico ricevuto al fine di non turbare la sfera privata delle persone oggetto delle indagini. Eccedere significherebbe, incorrere nel reato di interferenze illecite nella vita privata.
Puoi procurarmi le conversazioni di Whatsapp, intercettare un telefono o reperire i tabulati telefonici di una persona?
Assolutamente no!
Ne io e ne altri investigatori privati possono eseguire queste attività. Non esiste in Italia alcun investigatore autorizzato a compiere reati penalmente perseguibili.
La realtà è ben diversa dai film di spionaggio che girano nei grandi schermi, l’investigatore privato non ha accesso ad alcun terminale speciale capace di procurargli dette informazioni. Questo vale anche per quanto riguarda altre richieste, sempre illegali, come ad esempio l’intestatario di un telefono cellulare, il contenuto delle chat di Facebook, l’installazione di microspie e via dicendo…
Un altro investigatore privato mi ha fatto un preventivo molto più basso del tuo, come mai?
Forse qualcuno lavorerà molto meno di me… Senza nulla togliere a chi lavora onestamente, il costo orario di un investigatore privato non può essere paragonato a quello di una badante, le responsabilità civili e penali che si assume nello svolgere il proprio incarico, davvero non lo consentono, oltretutto è un lavoro che va saputo fare e non tutti ne sono capaci. So per certo di non essere un investigatore privato caro e quando elaboro un preventivo cerco di non eccedere sul costo delle operazioni richieste – devo però, pur sempre considerare che dovro impiegare la migliore strategia investigativa per portare a termine il lavoro, che il mio impegno e quello dei miei collaboratori sarà massimo e che nel corso delle indagini affronterò (come sempre) difficoltà e inconvenienti non previsti.
Giuseppe Tiralongo
Dic 13, 2016
Recentemente l’aula della Camera ha definitivamente approvato la legge sulla legittima difesa in base alla quale sarà possibile ricorrere alle armi per difendere la propria incolumità o i propri beni nella propria casa.
In realtà questa non è una legge nuova ma una modifica apportata all’Art. 52 del Codice Penale introdotto con la legge 13 febbraio 2006 n. 59.
In uno stato che “funziona”, dove esiste l’avvio e la conclusione dell’azione giudicante entro un termine inferiore a quello di prescrizione dei reati, dove esiste certezza dell’esecuzione della pena detentiva, il possesso di armi per uso difesa personale e abitativa risulterebbe del tutto fuori luogo, dato che la difesa dei cittadini spetterebbe allo Stato, il quale attraverso le forze di polizia avrebbe il compito di salvaguardare la nostra incolumità e i nostri diritti.
Malgrado ciò, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca di cui tutti siamo a conoscenza, posso dire con certezza che il privato cittadine si sente vulnerabile e facilmente preda di delinquenti e malintenzionati; da qui nasce il crescente interesse del cittadino di armarsi convinto di garantire in maniera privata la propria sicurezza personale e dei congiunti, soprattutto all’interno della propria abitazione.
Quando l’effetto deterrente dell’arma non funziona allora bisogna essere pronti al peggio, anche ad usarla, tenendo bene a mente quali sono le responsabilità penali a cui si va incontro. Certamente avere un’arma non basta a garantire la sicurezza personale e abitativa, è basilare svolgere allenamenti costanti al suo corretto utilizzo e soprattutto avere un piano di azione ben definito e collaudato in grado di salvaguardare la propria incolumità e quella degli altri.
In qualità di investigatore privato Roma, non di raro offro consulenze specifiche ai miei clienti circa un addestramento adeguato per affrontare situazioni di potenziale pericolo che possa mettere a repentaglio la sicurezza personale e dei quella dei propri cari. Sono convinto che ogni persona deve essere preparata in maniera funzionale rispettando le proprie qualità psicologiche e fisiche, consapevoli del fatto che la sicurezza personale e abitativa inizia dalla prevenzione, imparando ad evitare tutti i comportamenti a rischio, individuando immediatamente le situazioni di pericolo valutandone i relativi rischi. Nella mia attiva di consulenza vengono simulate e riprodotte situazioni di stress indotto affinché il cliente sia consapevole delle proprie capacità, migliorando la reazione e la gestione allo stress. Vengono eseguiti esercizi di mira non convenzionali e vengono studiate tecniche specifiche per muoversi all’interno di stanze, angoli, corridoi e porte. In particolare viene analizzato l’aspetto del tiro non mirato, al fine di comprendere e studiare circa le proprie capacità personali del tiro istintivo.
La mia consulenza si rivolge a chi ha recentemente acquistato un arma da fuoco per difesa personale o abitativa o per chi, pur detenendo da tempo un arma non ha mai frequentato alcun genere di corso per la difesa personale e abitativa.
Ci si accorge da soli che detenere una pistola o un fucile è una responsabilità importante e che spesso sono in molti ad ignorare le caratteristiche tecniche della propria arma e delle sue modalità di utilizzo, atteggiamento questo molto pericoloso che potrebbe avere delle conseguenze drammatiche.
Con il mio personale contributo cerco di dare a chi lo richiede la consapevolezza che difendersi da una rapina o una aggressione in casa è possibile, avendo la conoscenza e la pratica di tecniche efficaci che possono salvare la loro vita e quella dei loro cari senza necessariamente premere il grilletto dell’arma.